Mentre nelle acque del Mediterraneo i migranti continuano a morire, a Riace – paesino della costa ionica calabrese – si coltiva la speranza di “un altro mondo possibile”, dando vita al sogno di una pacifica convivenza tra culture diverse. Dunque Riace, patria dei bronzi oggi oggetto per la loro presenza (o meno) a Expo 2015. Qui il sindaco ha risollevato le sorti del paese – afflitto da un sempre maggiore spopolamento e dalla fortissima cappa imposta dalla ‘ndrangheta – proprio aprendo le porte ai migranti.
All’interno di un contesto nazionale nel quale viene chiesta alle Forze dell’ordine una stretta contro l’abusivismo sulle spiagge per fermare ‘orde di vu cumprà’ colpevoli di infastidire la serenità degli italiani in ferie, e mentre le mafie sfruttano senza pietà anche il lavoro di migranti e rifugiati, questa piccola realtà resiste ed è capace di inseguire un grande sogno.
Come recita la scritta che ti accoglie all’entrata del paese, Riace è infatti diventata da più di un decennio ‘paese dell’accoglienza’. Molto si deve alla tenacia del Sindaco, costretto a resistere anche alle minacce mafiose sia personali che familiari. Eletto per la prima volta nel 2004 e ormai al suo terzo mandato, nel 1999 ha fondato insieme ad altri l’associazione ‘Città futura’ (dedicata a don Giuseppe Puglisi, prete ucciso dalla mafia a Palermo nel ’93) per dare ospitalità ai profughi aderendo a quello che allora era il PRA (Programma Nazionale Asilo) e oggi è il progetto SPRAR (Sistema di Protezione per i Richiedenti Asilo e Rifugiati). Dopo di essa, ne sono sorte altre quattro che gestiscono il programma di accoglienza e che danno ospitalità a circa 100 migranti provenienti dal Nord Africa, oltre alle 15 persone inserite nello Sprar.
In questo modo il paesino della Locride ha ripreso vita. Si è rafforzato il tessuto sociale, si è salvata una scuola che stava per chiudere e si sono create nuove opportunità occupazionali attraverso l’istituzione di quattro laboratori e botteghe artigianali (tessile, di ceramica, del vetro, del legno) dove lavorano fianco a fianco, in attesa che un’altra piccola azienda prenda vita, locali e migranti. Il recupero del Comune (parte della rete Recolsol – rete dei Comuni Solidali) è passato anche attraverso la ristrutturazione architettonica delle case, destinate tanto all’accoglienza quanto all’esperimento del ‘turismo solidale’ con il quale si permette l’affitto a vacanzieri che intendono conoscere la realtà locale. Un ‘modello Riace’ celebrato dal famoso regista Wim Wenders che ha deciso di realizzarvi un documentario intitolato ‘Il Volo’.
Una comunità sembra dunque avere nel suo Dna la filosofia dell’accoglienza tanto che i suoi patroni (felice coincidenza?) sono i Santi Cosma e Damiano, protettori del popolo Rom che ogni anno a settembre si riunisce nelle strade di Riace per la festa patronale. Questo sogno e questo modello però rischiano di interrompersi. Il Sindaco nel 2012 è addirittura dovuto ricorrere allo sciopero della fame dopo la mancata erogazione per un anno dei fondi stanziati al progetto di accoglienza ‘Emergenza Nord Africa’ al Comune e a quello della vicina Caulonia da parte della Protezione Civile.
Insomma, se pur inserito in un contesto globale che sembra sempre più deciso a perseguire altri orizzonti, Riace vuole continuare a vivere con la decisa consapevolezza – come avrebbe detto Fabrizio De Andrè – di voler ‘lasciare ai propri occhi quei sogni che non fanno svegliare’.
M.C.
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