Ho pensato - tra i tre amici dell'Avvento che la Chiesa ci offre, Isaia, la Madonna e Giovanni il Battista - di approfondire l'amicizia con quest'ultimo: Giovanni il battezzatore. Gesù ha detto che tra i nati di donna non c'è uno più grande di lui. Era suo cugino: il figlio di Elisabetta.
È colui che ha intravisto Gesù come l'Agnello di Dio e così lo presenterà ai suoi discepoli. Tutta la sua vita è in funzione di Cristo. È stato mandato per prepararGli la strada, tanto è vero che una volta giunto Lui la sua missione è finita. L’amico dello sposo, come lui stesso si definisce.
Il primo elemento che questo nostro amico dell'Avvento ci insegna è che la sua vita è tutta in funzione di un Altro: in funzione di Cristo. In lui è chiaro che “tutto è stato creato in vista di Lui”. Giovanni è stato creato in vista di Cristo. Quando comincia la sua missione diversi discepoli lo seguono, alcuni dei quali anche molto qualificati, ma quando vede Cristo glielo indica: “Ecco l'Agnello di Dio, ecco Colui che toglie i peccati del mondo”. Lo lasciano e si mettono alla sequela del nuovo Maestro.
In lui non c'è nessuna rivendicazione di diritto, nessun rimpianto: “Lui deve crescere e io diminuire”. Tutto quello che ha fatto lo ha fatto unicamente per arrivare a tendere la mano e indicare Colui che doveva venire. Una volta venuto, tutto è compiuto. Senza Cristo la figura di Giovanni non ha alcun motivo di esistere. Se Cristo non fosse venuto, la sua esistenza sarebbe stata un imbroglio per tutti, una promessa non mantenuta, una illusione trasformata in delusione. Trovarci davanti ad una persona che ci viene posta come modello ed è completamente proiettata verso un altro, la cui vita è in funzione di un altro, pone degli interrogativi seri a noi che siamo incentrati su noi stessi e crediamo che la nostra realizzazione personale consista in uno sconfinato amore verso il nostro io rifiutando tutto ciò che ci soffoca nella realizzazione di tutti i nostri più elementari istinti.
La prima regola della vita dell'uomo non è amare se stesso al di sopra di tutto. La realizzazione dell'uomo è al di fuori di se stesso, consiste nell'amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze e il prossimo come se stessi, più di se stessi. Siamo stati creati per essere sostanzialmente un dono ai fratelli. Dio creandoci ci ha fatti per gli altri, non per noi stessi. È commovente pensare che ha creato mio padre e mia madre per me. E che quando ha creato mio padre pensava al dono che avrebbe fatto a mia madre e viceversa.
Come Giovanni il Battista è stato creato per Cristo, per preparargli la strada, così ogni uomo è stato creato perché potesse rivelare agli altri l'amore con cui Dio ama. È questo lo spirito con cui ogni uomo deve andare ogni mattina al lavoro: servire nel modo migliore i fratelli, mettersi a loro disposizione, rendere loro più facile la vita. Siamo nati per servire e nel servizio rivelare quell'amore che è Dio. Ogni uomo vive in un continuo stato di attesa, di avvento, di speranza. La sua, anche incosciente, preghiera è: “Vieni”, e l'attesa di tutti è nell'espressione di Isaia “Si apra la terra e germogli il Salvatore”. Quella terra che si deve aprire siamo noi. Il Salvatore è l'amore che germoglia nel nostro cuore e che rende presente la salvezza come risposta a tutti coloro che attendono.
Don Donato
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