Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita (Papa Francesco, 27 marzo 2020, Piazza San Pietro)


Se non li avessi già letti, quest’estate porterei con me due libri da leggere e meditare sotto l’ombrellone: Come l’aria, una raccolta di racconti brevi in tempo di pandemia, e L’arte di guarire, di don Fabio Rosini, un percorso di guarigione che ha come filo conduttore la storia dell’emorroissa, raccontata da Marco, al capitolo quinto del suo Vangelo.


La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. (Papa Francesco, 27 marzo 2020, Piazza San Pietro)

Le storie possiamo soltanto leggere oppure accettare che ci mettano in crisi; queste storie smascherano, ognuna a suo modo, la nostra vulnerabilità, ci costringono a fare i conti con le nostre abitudini e priorità. E ci rivelano qualcosa di questo tempo e della nostra vita che possiamo provare a rendere migliore.


AAVV, Come l’aria, Cose che ci mancano e ci riprenderemo presto
Il libro raccoglie pensieri e racconti, scritti in tempo di pandemia, tante diverse risposte alla stessa domanda: di che cosa sentiamo la mancanza, adesso? Nella nostra giornata, mentre siamo costretti in casa, distanti dalle persone cui vogliamo bene, lontani dai luoghi cui siamo affezionati? Sono storie di persone che scoprono nell’assenza, quali sono i momenti importanti della giornata, quelli che sembravano solo essere parte della routine perché all’improvviso si sono rivelati quasi imprescindibili per sentirsi vivi: la spesa al super, il barista, il fruttivendolo, gli alunni, i compagni di classe, la gente che incontravi per strada. Ci sono pensieri di bambini, che non possono andare alla scuola materna e di pensionati, che hanno perso il gusto di rimanere seduti sulla panchina del parco a salutare i passanti. Ci sono scritti di docenti e studenti de LA Content, della Scuola Holden, papà, mamme, pensionati, una postina, un dj, un insegnante, i commessi, così abituati a incontrare tante persone. La bellezza di questi racconti è che leggerli adesso che siamo tornati “fuori” per strada, può aiutarci a fare quel discernimento di cui papa Francesco ha parlato lo scorso 27 marzo, in una piazza San Pietro deserta e sotto la pioggia, nel mezzo della pandemia: che cosa conta e che cosa passa? L’isolamento in cui siamo stati costretti ci obbliga, ancora oggi, a fare chiarezza dentro di noi, a riconoscere che cosa conta davvero e a rifare, se necessario, la lista delle priorità.
Il mio racconto preferito è uno di quelli che parlano del mare, perché quando le persone parlano del mare, gli senti la nostalgia nella voce. Il mare non basta mai, se lo ami, non lo vorresti lasciare mai: il calore della sabbia, il venticello che tormenta la frangia dell’ombrellone, il silenzio del primo pomeriggio, quando l’acqua diventa uno specchio e poi prende a incresparsi di nuovo, ma poco.
Come l’aria, però, parla anche di montagna, di città, di camerette e balconi, di traffico e supermercati, di stadio, di strade, di semafori, di scuola e di appartamenti troppo vuoti o troppo pieni: lo stra-consiglio e non perché il ricavato andrà in beneficenza, ma perché sono racconti di vita che è la nostra vita, quella che adesso sta cambiando. Ognuno di noi può riconoscersi in quelle pagine, in quelle emozioni, in quelle abitudini che non sapeva quanto gli fossero care.
C’è, in tutti i racconti che ho letto, uno sguardo verso il passato che sembra non dover più tornare e appare all’improvviso un tempo felice, compresi il traffico, la fila sul raccordo e i vicini rumorosi. C’è la sensazione di aver perso la “spensieratezza” della gioventù che “oggi manca come l’aria” (cit.).
Rocco ha 80 anni, si sentiva forte perché gli dicevano magari arrivare come te alla tua età. Il virus gli ha tolto questo: pensare di essere ancora forte (p. 125).
Mi colpisce in più d’un racconto lo stupore nel riconoscere insensata quella fretta di fare mille cose che caratterizzava le nostre giornate, prima. Abbiamo scoperto il valore del tempo e forse adesso possiamo imparare a usarlo meglio. Ma non solo.
“Mi piace pensare” scrive Mauro, “che questo periodo non mi abbia solo tolto delle cose belle ma, a suo modo ne abbia regalate altre”.

 

Fabio Rosini, L’arte di guarire, L’emorroissa e il sentiero della vita sana, Ed. san Paolo 2020
Le storie del libro di Rosini non sono firmate, per lo più: l’emorroissa, la figlia di Giairo, il centurione…
Se Come l’aria ci suggerisce un discernimento, L’arte di guarire lo impone, a meno che il libro non lo si voglia solo leggere, perché scegliere un cammino di guarigione significa scegliere di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è (perché se vuoi guarire, qualcosa devi lasciare andare).
Il libro è un lungo commento alla storia di una donna adulta malata da dodici anni, che ha speso il suo patrimonio in cure rivelatesi fallimentari. L’autore si sofferma su ogni dettaglio della storia e alla fine sembra di leggerla per la prima volta e mi chiedo se il fatto, in sé buono, di avere una certa frequenza con il Vangelo domenicale, non ci possa far correre il rischio di liquidare certe storie come uno dei tanti miracoli fatti da Gesù, una guarigione miracolosa, in questo caso, togliendoci la curiosità di saperne di più. “La storia di questa donna”, scrive invece l’autore, “è una storia simbolica, sta nei Vangeli perché è una storia paradigmatica di salvezza” (p. 106).
E da dove viene questa salvezza?
“Dio è colui che ci libera”, scrive don Fabio, “ma deve avere una pista d’atterraggio, e questa pista è il nostro grido”; “Dio liberò il suo popolo dalla schiavitù in terra d’Egitto solo dopo 430 anni di oppressione […] perché solo dopo 430 anni gridarono a Lui, così dice il libro dell’Esodo, prima tiravano a campare e si accontentavano” (p. 127).
A volte per gridare a Dio abbiamo bisogno che qualcuno ci pari di Lui. E l’autore fa appello a tutti noi, cristiani di buona volontà perché rivediamo il nostro modo di presentare Cristo, di parlare di Lui agli altri: “Parlami di Gesù e vediamo se mi metti voglia di toccarlo” chiede al lettore e spiega che ciò che conta non è la tecnica comunicativa, ma parlare proprio di Lui, perché “se un’emorroissa ti ascolta e capisce che la sua esistenza può essere salvata allora stai parlando di Gesù secondo il Vangelo” (p. 143).
Il libro è denso di considerazioni sulla malattia, sulla vita e sulla morte ed è diviso in tre parti: diagnosi (quanto sono preziosi i sintomi!), guarigione (sento qualcosa che mi convince e la seguo), salute (che non è necessariamente quella fisica, giusto per non creare illusioni). Questo libro è un inno alla vita, alla vita vera che è Cristo, è un invito a guardare in faccia le paure (perché c’è una paura all’origine di ogni sofferenza!), l’origine di ogni paura e ad abbandonare il disprezzo di noi stessi che ci caratterizza, perché se Cristo è morto e sappiamo come è morto, per noi, vale la pena abbracciare la sua visione e abbandonare la nostra.
Dice don Fabio (e chi scrive lo ha ascoltato quasi ogni settimana per un intero anno) che la salvezza passa attraverso l’altro, attraverso la Chiesa, con tutti i suoi difetti, attraverso una parola che ci raggiunge.
A volte, potrebbe essere, anche una parola scritta, come le tante contenute nei libri, almeno alcuni.
“Il mondo della parola è il mondo umano. Il cuore è intessuto di quelle parole che uno si porta dentro. Senza parola in quanto relazione non c’è sviluppo della persona” (p. 133).


Dulcis in fundo
Un ultimo consiglio per l’estate: potrebbe essere il momento buono per scoprire il mondo degli audiolibri. Quasi tutte le edizioni (Amazon Audible, 4books, Storytel, Emons a titolo di esempio) propongono qualche brano o un periodo di prova gratuito.

Valentina Raffa

 

 

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