(Mc 1,12-15) In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Il cammino della Quaresima si apre con il racconto delle tentazioni di Gesù descritte dal Vangelo di Marco. Anche Lui, il Figlio, ha subito la tentazione di Satana. Marco, a differenza degli altri evangelisti, è asciutto, lapidario: non dice nulla sul contenuto delle tentazioni. Tuttavia abbiamo preziose informazioni. Colpisce l’estrema solitudine di Gesù, l’estremo silenzio, l’assenza di voci, la fissità della scena: lo Spirito, il deserto, Satana e poi le fiere e gli angeli. E quel numero di giorni così scandito e stranamente preciso: quaranta. È un numero teologico che dice qualcosa non tanto del calendario, ma dell’esperienza del popolo di Dio: è il numero dei giorni e delle notti in cui è confinato il diluvio; è il numero degli anni del peregrinare del popolo di Dio nel deserto prima di giungere alla Terra Promessa: è il tempo della nostra Quaresima e di ogni prova. Sant’Agostino, nei suoi scritti dice una cosa verissima: “la vita non può essere senza prove. Non è possibile conoscere se stessi senza passare per la prova” (Commento al salmo 60,3). E aggiunge una distinzione anche per noi importante: la prova ci fa capire qualcosa di noi ed è la vita. In principio c’è la prova! La tentazione è invece opera del diavolo per farci cadere. “Dio infatti tenta per insegnare, mentre il diavolo tenta per ingannare” (Sermone 2,3). Gesù vive l’esperienza della prova, perché nel Battesimo si è inserito e coinvolto nella debolezza umana, e si scontra con le forze del male, perché il suo essere Figlio non è un privilegio, un’assicurazione che lo mette al riparo del dolore, dalla paura. Assumendo senza sconti la radicale debolezza umana accetta di rimanere nel deserto. Senza fuga. È lui la nostra roccia, che non ha ceduto a Satana, il divisore, colui che vuole convincerlo a percorrere altre scorciatoie per capire chi è il Figlio.
La vittoria di Gesù è descritta al verso 13, “stava con le con le fiere e gli angeli lo servivano”. Gesù appare come il “nuovo Adamo”, che fa memoria del creato uscito dalle mani di Dio, là dove anche le fiere non facevano male (“il lupo dimorerà con l’agnello”) e potevano “dialogare” con l’uomo e la donna voluti e amati da Dio. Anche nel nostro animo possiamo riuscire a dare un nome alle bestie selvatiche, ai mostri che abbiamo dentro e a volte ci conviviamo con pazienza, perché riconosciamo che non tutto è limpido in noi. Gesù stava con gli angeli e con le bestie, ha vinto anche per ogni essere umano: così noi in cammino tra due abissi, non sappiamo quale seduzione, se quella del tutto o del nulla ci colpirà. A ciascuno, però, è chiesto di “rimanere nel deserto” per un tempo limitato (quaranta è pur sempre un tempo limitato!) e accettare di essere consolati non secondo i propri gusti, ma secondo il disegno di Dio.
Don Donato
Cosa vuol dire per te oggi essere provato? In che cosa sei tentato?
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Dio non si è stancato di noi.
Accogliamo la Quaresima come il tempo forte in cui la sua Parola ci viene nuovamente rivolta:
«Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile» (Es 20,2).
È tempo di conversione, tempo di libertà.
(Papa Francesco)
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