Sei entrato in chiesa perché vuoi pregare. Fermati e trova il tempo per riposarti e riprendere speranza con questa preghiera. Ogni settimana un testo diverso di autori di varie tradizioni per aiutarti a ritrovare il gusto della preghiera silenziosa. Perché, diceva Sant’Agostino: «nutre l’anima solo ciò che la rallegra».
Tutto il mondo è in attesa
Hai udito, Vergine, che concepirai e partorirai un figlio; hai udito che questo avverrà non per opera di un uomo, ma per opera dello Spirito santo. L'angelo aspetta la risposta; deve fare ritorno a Dio che l'ha inviato. Aspettiamo, o Signora, una parola di compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una sentenza di dannazione. Ecco che ti viene offerto il prezzo della nostra salvezza: se tu acconsenti, saremo subito liberati. Noi tutti fummo creati nel Verbo eterno di Dio, ma ora siamo soggetti alla morte: per la tua breve risposta dobbiamo essere rinnovati e richiamati in vita.
Te ne supplica in pianto, Vergine pia, Adamo esule dal paradiso con la sua misera discendenza; te ne supplicano Abramo e David; te ne supplicano insistentemente i santi patriarchi che sono i tuoi antenati, i quali abitano anch'essi nella regione tenebrosa della morte. Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano.
O Vergine, dai presto la risposta. Rispondi sollecitamente all'angelo, anzi, attraverso l'angelo, al Signore. Rispondi la tua parola e accogli la Parola divina, emetti la parola che passa e ricevi la Parola eterna. Perché tardi? perché temi? Credi all'opera del Signore, da' il tuo assenso ad essa, accoglila. Nella tua umiltà prendi audacia, nella tua verecondia prendi coraggio. In nessun modo devi ora, nella tua semplicità verginale, dimenticare la prudenza; ma in questa sola cosa, o Vergine prudente, non devi temere la presunzione. Perché, se nel silenzio è gradita la modestia, ora è piuttosto necessaria la pietà nella parola.
Apri, Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra all'assenso, il grembo al Creatore. Ecco che colui al quale è volto il desiderio di tutte le genti batte fuori alla porta. Non sia, che mentre tu sei titubante, egli passi oltre e tu debba, dolente, ricominciare a cercare colui che ami. Levati su, corri, apri! Levati con la fede, corri con la devozione, apri con il tuo assenso.
"Eccomi", dice, "sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1, 38).
san Bernardo di Clairvaux, (1090-1153) abate,
Dalle Omelie sulla Madonna, Om. 4, 8-9
Riprendiamo nei giorni della novena dell’Immacolata, una splendida preghiera di san Bernardo di Chiaravalle, monaco cistercense, rivolta a Maria. Nato nel 1090 a Fontaines, presso Digione, a 21 anni Bernardo si sentì attratto dalla vita monastica. Entrò così, portando con sé una trentina di parenti e amici, nel Nuovo Monastero (così fu chiamato) fondato a Cîteaux pochi anni prima da alcuni monaci che avevano lasciato il monastero di Molesme per iniziare una vita più fedele alla Regola di Benedetto. L'impulso dato da Bernardo alla riforma cistercense fu enorme. Divenuto già nel 1115 abate della nuova fondazione di Clairvaux, a partire da essa egli diede origine a più di sessanta monasteri in tutta l'Europa. Uomo dotato di un carattere forte, ricco di dolcezza e di capacità di amare e farsi amare, Bernardo seppe interpretare l'itinerario della ricerca di Dio, imprescindibile secondo la Regola di Benedetto, come un progressivo passaggio dalla memoria Dei alla presentia Dei nel cuore del monaco; tale passaggio avviene, secondo Bernardo, grazie all'accoglienza della Parola di Dio nella fede e all'esercizio faticoso ma gioioso della carità fraterna. Al centro della sua rilettura della Regola sta infatti l'interpretazione del monastero come «scuola di carità». Fu assiduo ascoltatore delle Scritture, e tutta la sua teologia non fu che un loro commento, nel solco della tradizione dei padri e a partire dalla propria esperienza dell'incontro fra l'umano e il divino.
Nel suo quarto Sermone san Bernardo si ferma sull’istante della Annunciazione: l’istante prima del sì di Maria. San Bernardo coglie quell’istante e lo dilata in un tempo che appare interminabile. Dalla parola dell’Angelo al ‘fiat’ di Maria, un attimo forse, ma infinito: in cui la creazione appare come immobile e in bilico sull’abisso, aspettando Dio la libertà di una donna, che permetta la salvezza.
«L’angelo aspetta la tua risposta: ormai è tempo che egli ritorni a colui che lo ha mandato», scrive Bernardo. L’angelo è di fronte a Maria, e aspetta. Il tempo appare sospeso, il mondo si è fermato in attesa di quel sì. «Tutta l’umanità, prostrata ai tuoi piedi, l’attende. (…) Rispondi presto, o Vergine. Pronuncia, o Signora, la parola che terra e inferi, e persino il cielo aspettano. (…) Perché indugi? Perché tremi? Abbi fede, parla e ricevi il Verbo di Dio. La tua umiltà sia audace, la tua timidezza fiduciosa. (…) Ecco, colui che è il desiderato di tutte le genti, sta fuori e bussa alla tua porta. Non avvenga che, per il tuo indugio, egli passi oltre e tu debba di nuovo, piangendo, ricercare l’amato dell’anima tua. Alzati, corri, apri. Alzati con la tua fede, corri col tuo affetto, apri col tuo consenso».
L’Angelo aspetta. Maria, per un infinito istante, tace. «Alzati, corri, apri» invoca san Bernardo. E l’istante che «crea il tempo» è percorso dalla stessa ansia amorosa del Cantico dei Cantici.
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