Il suo canto sembra provenire da miti antichi, affondati nella cultura della Magna Grecia e mischiati alle espressioni popolari forti e tragiche della terra di Sicilia.

È un canto melodioso che penetra nelle coscienze di chi ascolta e racconta vicende di oggi, in cui la storia antica di quest’isola, porta d’Italia e d’Europa, si è unita negli ultimi decenni a quella nuova e dolorosa degli sbarchi di gente africana che scappa dalla miseria e dalle dittature.

Nel canto di Giacomo Sferlazzo, un cantautore lampedusano che abbiamo ascoltato in questi giorni a Roma, c’è la tragedia degli arrivi di questa gente disperata che è riuscita a sbarcare, l’odore di morte delle migliaia che hanno avuto invece il mare come tomba, il grido di “Libertà!” che si unisce a quello dei lampedusani, accomunati in queste occasioni dallo stesso desiderio di sperare, nonostante tutto, in una società più giusta e libera.

Si percepisce anche, come è veramente successo nella realtà di questa gente di mare abituata da secoli ad accogliere profughi di tutte le razze e religioni, l’esercizio concreto, in questi nostri tempi, di una “pietas” romana ma soprattutto cristiana. Come essi stessi ci hanno confermato, questi sono i veri motivi che hanno fatto scattare accoglienza, aiuti e conforto per i profughi in questi abitanti, in maniera impensabile nella nostra società dove la parola “fraternità” viene spesso dimenticata. Virtù antica e sempre nuova che ancora è presente in maniera massiccia in quella popolazione, anche se spesso dimenticata o distorta dalla grande stampa.

Ecco alcune delle parole delle canzoni di Giacomo Sferlazzo

 

LIBERTÀ!

“Aprirono le porte del Centro e uscirono uomini gridando

E noi in piazza a contemplare il rumore del regime e del mare

E quando arrivarono gridando il grido fu di un unico lamento

E quel che volevano fosse il terrore

Lo trasformammo in smisurato amore

E quel che volevano fosse infranto

Lo trasformammo in miracoloso canto

Libertà Libertà!“

 

IO NON HO PAURA

Che i tuoi occhi siano verdi o blu, che tu preghi Maometto o Gesù

Proveniamo dalla stessa forza che anima il vento che brucia nel sole

Siamo la stessa polvere che vaga nell’universo in attesa d’amore.

Che tu venga dal nord o dal sud, che tu parli il francese o l’indù

Respiriamo la stessa aria lo stesso gas lo stesso profumo

Combattiamo lo stesso sistema che in nome dei soldi è pronto a qualsiasi tortura

Io non ho paura, io non ho paura!

 

http://giacomosferlazzoilfigliodiabele.wordpress.com/

 

Rachele Filippetto

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