28 ottobre 1979: visita di papa Giovanni Paolo II

 

Domenica 28 ottobre, papa Giovanni Paolo II visita la parrocchia di San Pio V. Questa è la cronaca della visita riportata dall'Osservatore Romano del 29-30 ottobre 1979. Le foto sono tratte dall'archivio parrocchiale.

 

Quasi al tramonto del mese di ottobre, particolarmente dedicato alla Madonna del Rosario, Giovanni Paolo II ha iniziato il secondo ciclo di visite alle parrocchie romane incontrando ieri, domenica 28, la comunità di S. Pio V, parrocchia a più titoli legata alla Madonna. Essa sorge infatti nel quartiere Aurelio nella zona che da più di quattro secoli è conosciuta come la «Madonna del Riposo» dal suggestivo titolo assunto dalla venerata immagine della Vergine che si conserva nella piccola chiesetta-oratorio dallo stesso nome. E la parrocchia prende proprio il nome da un Papa che sovente vi si recava per venerare la Madonna di cui era profondamente devoto.

Giovanni Paolo II ha voluto iniziare questa sua visita con l’omaggio alla Madonna del Riposo, che sorge a poche centinaia di metri dalla chiesa parrocchiale. Il Santo Padre – che era accompagnato dal Prefetto della Casa Pontificia, Mons. Jacques Martin, e dal Prelato di Anticamera, Mons. Juliusz Paetz – è stato accolto sulla soglia del piccolo santuario dal cardinale Vicario Ugo Poletti, dal Vescovo Ausiliare del Settore Ovest, Mons. Remigio Ragonesi, e dal rettore Mons. Claudio Morino. Una breve sosta di preghiera, poi Giovanni Paolo II è tornato tra la folla che aveva fatto ala al suo passaggio per tutto il tragitto dal Vaticano al quartiere Aurelio. A poche decine di metri dalla chiesetta è l’Istituto delle Suore Trinitarie.

Nel cortile dell’Istituto, che offre una delle poche scuole elementari e medie del quartiere, attendevano il Papa un migliaio di bambini che, come quelli delle altre parrocchie romane, hanno accolto Giovanni Paolo II con grande affetto e fragore.

Ascoltati gli impacciati discorsi di benvenuto di un paio di giovanissimi, il Papa ha preso la parola per ringraziarli della festosa accoglienza e dei doni ricevuti – fiori e quattro album contenenti disegni fatti da «artisti in erba ma che hanno una buona preparazione religiosa» – e per confermare ciò che altre volte gli aveva detto il Cardinale Vicario, che «il chiasso è la prima forma di preghiera dei bambini romani». Parole di viva gratitudine il Papa ha avuto anche per le Suore Trinitarie, la cui operosa presenza è di grande importanza per la zona e per i genitori chiamati – come ricorda anche la recentissima Esortazione Apostolica «Catechesi tradendae» – ad un compito fondamentale di apostolato e di testimonianza del Vangelo all’interno delle famiglie.

Concluso l’incontro, il Santo Padre si è recato nella vicina chiesa parrocchiale. Sul largo che si apre davanti all’edificio si erano assiepati circa diecimila fedeli, moltissimi altri erano affacciati alle finestre – addobbate con fiori, coperte ricamate e bandiere – dei palazzi circostanti. Davanti alla porta centrale della chiesa era stato eretto un palco su cui era l’altare. Assunti all’interno i paramenti liturgici, il Santo Padre è giunto all’altare preceduto dal corteo di cui facevano parte i ministranti e i cinque sacerdoti che curano la parrocchia e che avrebbero con lui concelebrato, il Parroco, don Edoardo Leboroni Pierozzi, i due vice-parroci don Virgilio La Rosa e don Arnaldo Pompei, don Carmelo Giarratana e don Carlo Rocchetta. Ai piedi del palco avevano preso posto, oltre al Cardinale Vicario e al Vescovo Ausiliario, il Cardinale José Lopez Salazar, Arcivescovo di Guadalajara, il Vescovo Mons. Luigi Maverna, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, la cui sede sorge nel territorio della parrocchia di S. Pio V e il Vescovo Mons. Agostino Ferrari Toniolo, Osservatore Permanente della Santa Sede presso la F.A.O.

La celebrazione eucaristica – che è stata diretta da Mons. Orazio Cocchetti, primo dei Cerimonieri Pontifici – ha visto la liturgia della parola centrata sulle letture tratte dal libro di Geremia e dalla lettera agli Ebrei e sul Vangelo tratto da Marco, dopo la proclamazione del quale il Santo Padre ha tenuto l’omelia che pubblichiamo a parte. All’offertorio, tra gli altri doni ne è stato recato al Papa uno particolarmente significativo, un modello in legno di una piccola nave simbolo della tragedia ma nello stesso tempo della salvezza di parte di un popolo – quello vietnamita – che da alcuni anni è conosciuto con il nome di «popolo delle barche». A portare il dono sono stati due vietnamiti, un uomo anziano e un bambino, ospiti del vicino centro di accoglienza per i profughi vietnamiti gestito dalla Caritas Italiana. Alla comunione il Santo Padre ha distribuito le sacre Specie a numerose decine di fedeli, tra i quali molti erano i malati, gli handicappati, i ciechi, fraternamente assistiti dai giovani della parrocchia.

Al termine della Messa, il Santo Padre è rientrato in chiesa dove, deposti i paramenti, si è brevemente incontrato con i parroci della XXXIII prefettura. È quindi iniziata la visita ai diversi gruppi parrocchiali. Il primo incontro è stato con gli handicappati e con i giovani che con speciale senso di solidarietà si sono dedicati alla loro assistenza e al loro inserimento nella vita comunitaria e liturgica della parrocchia. Profondamente commosso, il Papa si è rivolto a quegli esemplari giovani dicendo di aver molto ammirato l’amicizia che essi vicendevolmente dimostrano e che è il centro di questa comunità. Speciale ammirazione il Papa ha manifestato per averli potuti vedere partecipare alla liturgia da poco terminata insieme con i fratelli meno capaci: «Voi allargate la limitazione della loro sorte con ilo vostro cuore».

Nella piccola sala cinematografica della parrocchia si erano riuniti circa duecento insegnanti e professori di tutti i livelli scolastici che vivono od operano nel quartiere. Quando il Papa è giunto, ha preso per primo la parola un professore cieco insegnante dell’Istituto Romagnoli per ciechi, che sorge anch’esso nel territorio della parrocchia. Rifacendosi in modo significativo al testo del Vangelo di Marco letto durante la Messa, il professore ha auspicato che la visita pastorale di Giovanni Paolo II porti la luce e ridia la vista spirituale a chi ne è privo, così come Gesù ha ridato la vista a Bartimeo, il cieco di Gerico. Ha quindi preso la parola il professor Giuseppe Vedovato, dell’Università di Roma, il quale ha espresso la gioia della comunità parrocchiale per la visita del Vescovo di Roma. Tanto più gioiosa è l’accoglienza degli insegnanti – ha proseguito il prof. Vedovato – in quanto l’insegnamento del Papa è fatto con parole che non parlano soltanto al cuore ma anche al cervello, facendo così della pastorale anche un fatto di cultura.

Tralasciando per qualche tempo il testo del discorso che di lì a poco avrebbe pronunciato, il Papa ha voluto ricordare ai presenti con quanta simpatia egli abbia sempre seguito i problemi del mondo accademico e degli studenti in particolare. «Siamo impegnati nello stesso campo: l’amore per l’uomo giovane, per il bambino che cresce, che diventa uomo. Voi ed io siamo impegnati nello stesso campo dell’educazione. Ho qui il testo scritto, ma prima dovevo dire ciò che il cuore mi comandava». Dopo aver pronunciato il discorso, il Santo Padre ha ampliato i concetti espressi in precedenza, confermando che l’impegno educativo e la sollecitudine degli insegnanti sono come quelli del Pastore.

La visita è proseguita con l’incontro con i giovani dei gruppi di preparazione alla Cresima, con i membri del consiglio pastorale e con i gruppi di spiritualità familiare. Sottolineando l’importanza del consiglio pastorale, il Santo Padre ha detto che è necessario che la missione della Chiesa e della parrocchia venga vista con occhi diversi, dai sacerdoti, dai laici, dalle famiglie, dai giovani sposi, dai fidanzati. Ai gruppi di spiritualità, Giovanni Paolo II ha ricordato quanto ci ha insegnato il Concilio, la comune vocazione alla santità.

Ancora nella chiesa parrocchiale è avvenuto l’incontro del Papa con le religiose e le numerose comunità maschili che operano nel territorio della parrocchia. A questi il Papa ha rivolto il discorso che pubblichiamo a parte.

Altri gruppi giovanili, Giovanni Paolo II li ha incontrati nel cortile parrocchiale. Si è trattato di un incontro festoso e canoro in cui diverse formazioni corali e orchestrali hanno intrattenuto il Papa con canti cui di cuore anche Giovanni Paolo II si è associato. Anche gli studenti del Collegio Maronita della via Boccea – assidui frequentatori della parrocchia – hanno offerto il loro omaggio musicale al Papa, che al termine dell’incontro ha invitato i presenti a pregare per il Libano.

Prima di concludere l’incontro coi giovani, Giovanni Paolo II ha ringraziato tutti per le bellissime opere di apostolato che compiono e ha ricordato che la gioia dell’incontro, dello stare insieme, dell’essere comunità, deve far pensare che «la festa non si fa, la festa è», perché tutti ci riuniamo intorno a Gesù che è sempre con noi.

Dopo essersi trattenuto ancora qualche tempo con i sacerdoti della parrocchia, il Santo Padre ha lasciato la chiesa di S. Pio V per rientrare in Vaticano, salutato da una grande folla che lo attendeva all’esterno. Quando il corteo papale ha varcato il cancello petriano erano le 21,30. (c. d. l.)

 

 

Leggi qui l'omelia del Papa durante la Santa Messa.

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