Dal 1951 al 1987
La parrocchia è stata eretta il 10 dicembre 1951 con il decreto del Cardinale Vicario Clemente Micara "Quo aptius atque" ed affidata al clero diocesano di Roma.
La chiesa è stata consacrata il 24 febbraio 1962 dal Cardinale provicario Luigi Traglia.
Il territorio, desunto da quello delle parrocchie di S. Maria delle Grazie alle Fornaci e di S. Filippo Neri alla Pineta Sacchetti, fu determinato entro i seguenti confini: "Via Aurelia subito dopo la Clinica San Carlo, cioè all’altezza del n.civico 285 - si fiancheggia il confine di detta Clinica fino a raggiungere la Valle del Gelsomino, oggi Via Gregorio VII - si attraversa detta Via per risalire la Collina all’altezza di Vigna Franceschini che viene tutta inclusa e che corrisponde al n. civico 20 di Via Aurelia Antica - di qui, dirigendosi verso la campagna, si segue il lato destro di detta Via fino all’incrocio coll’altra Via Aurelia (in località La Punta) che si percorre pure sul lato destro fino a raggiungere il Fosso di Acqua Fredda - detto Fosso da Via Aurelia al Fosso di Val Cannuta - detto Fosso fino a raggiungere la Via Boccea di fronte allo sbocco di Via Urbano II - di qui, seguendo il lato destro di detta Via Boccea (verso la città) fino a pervenire al Largo di Boccea - attraversando detto Largo, s’imbocca la Via dei Monti di Creta - si segue il lato destro di detta Via fino al suo sbocco sull’Altipiano Aurelio - si segue l’estremità di detto Altipiano fino a raggiungere il sentiero fiancheggiante la Villa detta "Il Poggetto" includendola - detto sentiero fino alla Via Aurelia, attraversando la quale si perviene alla clinica San Carlo summenzionata".
Il riconoscimento del provvedimento vicariale agli effetti civili è stato decretato il 25 febbraio 1952. La proprietà immobiliare è della Pontificia Opera per la Preservazione della Fede e la provvista di nuove Chiese in Roma.
Il primo Parroco: don Orlando
Il primo Parroco di San Pio V fu Don Orlando Picchiantani. A lui fu affidata la parrocchia dal Cardinale Clemente Micara, Vicario del Papa nel 1952.
Fu nostro parroco per circa vent’anni, fino al 26 aprile 1971, giorno in cui morì, a 61 anni d'età.
I suoi Vice parroci furono Don Edoardo Leboroni (che poi divenne il nostro secondo parroco) e Don Luigi Baratti.
Erano in quegli anni ospiti della parrocchia Don Agostino Lauro, che lavorava in Vaticano, Mons. Claudio Morino, poi Rettore della Chiesetta della Madonna del Riposo, Mons. Sauma, Mons. Pietro Vigorita.
Collaboravano per le confessioni e il culto Padre Cottini (dei Padri Bianchi) e un Religioso della Congregazione degli Oblati di Maria Immacolata.
Erano presenti in parrocchia numerosi gruppi: la FUCI, l'OFS (Ordine Francescano Secolare), le Dame di S. Vincenzo, l'Azione Cattolica femminile, gli scouts e naturalmente l'Oratorio.
C'era anche il Sacrestano, sig. Mosca, che abitava con la propria famiglia nei locali attualmente usati dalla Caritas.
Su questi primi anni di vita della parrocchia, ecco la testimonianza di Don Luigi Baratti (1924-2011), prete originario della diocesi di Rimini, che fu il primo viceparroco di San Pio V, dal 1952 al 1958, dopo aver svolto per qualche tempo l'incarico di viceparroco ai SS. Ottavio e Compagni martiri in Borgata Ottavia.
"Quando arrivai in Parrocchia, nel 1952, era parroco Don Orlando Picchiantani e con lui viveva a S. Pio V Mons. Agostino Lauro, che era a Roma per motivi di studio. All'Aurelio sono rimasto per sei anni molto belli, di intenso lavoro, e con tante soddisfazioni spirituali. Poi sono stato nominato parroco a S. Marcella, in Viale Marco Polo vicino alla Piramide. Vi sono rimasto per ben 34 anni. Dopo sono diventato collaboratore nella Parrocchia di SS. Aquila e Priscilla. Della mia esperienza a San Pio V ho conservato un buon ricordo. Sono stati anni intensi. La Parrocchia allora era molto estesa. Erano gli anni dello sviluppo urbano e pian piano vennero costruite le sedi delle congregazioni religiose maschili e femminili. lo ne ricordo almeno 16 di femminili e un po' meno di maschili. C'era poi la "Domus Mariae" dell'Azione Cattolica e altri organismi: insomma, una Parrocchia speciale. Tra l'altro mi ricordo il particolare del finanziamento per la costruzione della Chiesa che venne dal S. Uffizio, che allora godeva di una sua particolare libertà nell'uso del denaro. Oltre alla chiesa, infatti, in quell'epoca vennero costruiti due o tre palazzi di proprietà del Vaticano, che vennero dati in affitto a dipendenti della S. Sede. Il Card. Ottaviani veniva spesso da noi a celebrare messa. La sala cinema, finché la chiesa non venne ultimata, funzionava come tempio. Poi con la nuova chiesa fu tutta un'altra cosa. Ricordo che la Parrocchia era ben fondata. Il Parroco aveva una notevole attrattiva sulla gente. lo mi occupavo dei ragazzi di allora, che oggi avranno tutti 55-60 anni. Alla messa per loro delle 9 del mattino siamo arrivati anche a punte di 120 ragazzi e il gruppo dei chierichetti era sempre molto folto. Tra l'altro le processioni riuscivano sempre molto bene ed erano largamente partecipate dalla gente. Aveva anche un buon rapporto con i collegi internazionali sorti nella zona, in particolare quello brasiliano partecipava al completo ai diversi momenti "forti" dell'anno liturgico".
Tra i tanti eventi succedutisi in parrocchia nel ventennio in cui fu parroco don Orlando, c'è sicuramente la visita compiuta da papa Paolo VI, il 9 marzo 1969 (vai alla pagina Visita di Paolo VI).
Leggi qui la testimonianza di Suor Rosaria, delle Suore Trinitarie, sul primo periodo di vita della parrocchia.
Il secondo Parroco: don Edoardo
Don Edoardo Leboroni Pierozzi (1932-2000) fu il secondo parroco di San Pio V. Succeduto a don Orlando nel 1971, vi rimase fino al 1987 quando, per ragioni di salute, dovette lasciare la parrocchia, dove si era svolta gran parte della sua vita pastorale.
Alla sua morte i parrocchiani gli dedicarono alcune riflessioni pubblicate su “Avvenire”, che delineavano la sua figura: "Il suo animo profondamente religioso ha irrorato di spiritualità la vita di ogni persona che lo ha avvicinato. Infatti tutto ciò che, partendo da noi arrivava al suo cuore acquistava una sacralità inattesa, un valore mai immaginato, un vigore imprevedibile; così il peccato confessato diventava un'occasione preziosa per conoscere più a fondo l'amore di Dio; la famiglia ... assumeva, attraverso le sue parole, le dimensioni di chiesa ... le piccole azioni quotidiane ricevevano da lui un significato liturgico; tutto, insomma, si arricchiva di un senso religioso e di un valore inestimabile, perché lui tutto dirigeva nella corrente della grazia divina. La luce del suo confessionale, quasi lampada di tabernacolo, rimaneva accesa per lunghe ore e indicava che lì Gesù attendeva instancabilmente, nella persona di don Edoardo, il peccatore pentito, il laico nel dubbio, la religiosa delusa o protesa verso un'oblazione nuova. Quella luce di confessionale è rimasta idealmente accesa anche nei tredici anni trascorsi a Villa Assunta, dove arrivavano a lui, per ricevere il sacramento del perdono e l'incoraggiamento a un cammino di perfezione, famiglie intere, singoli laici, sacerdoti e religiose; ma lì don Edoardo trovava anche il tempo di preparare corsi di esercizi spirituali, ritiri per vari gruppi, omelie, commenti alle encicliche e ai documenti della Chiesa.
Ognuno si sentiva da lui pienamente accolto con delicatezza ed affetto ed ogni persona era per lui un dono immenso di Dio creatore. La sua "pazienza infinita verso tutti e sempre, l'accettazione della sofferenza, la prontezza nel citare la Parola di Dio senza approssimazioni in risposta ad ogni dubbio" si sono sempre più affinati in questi ultimi tredici anni nella pace, nel silenzio, nella preghiera, nella meditazione, divenute più facili nei vialetti fioriti di Villa Assunta. La sconcertante semplicità dei suoi modi e la profonda umiltà facevano da contrappunto alla conoscenza rigorosa della Sacra Scrittura, alla lucidità di pensiero, alla ricchezza spirituale che sgorgava sempre nuova dal suo modo di vivere il sacerdozio. La povertà francescana era sua sorella prediletta; ne erano testimoni la sua tonaca un tantino logora e la giacca d'altri tempi che non voleva sostituire anche per rispetto, diceva, di coloro che le avevano confezionate. I poveri e i malati erano i veri volti di Gesù; i bambini; la sua speranza e gioia; i giovani; la sua promessa; gli adulti le sue lezioni di vita sacerdotale.
Tra i tanti eventi vissuti da don Edoardo come parroco, c'è la visita pastorale compiuta da papa Giovanni Paolo II il 28 ottobre 1979 (vai alla pagina Visita di Giovanni Paolo II).
Don Edoardo ebbe due vice-parroci, don Virgilio La Rosa (che vi rimase per 17 anni) e don Arnaldo Pompei. Entrambi arrivarono a San Pio V nell'estate del 1971.
Leggi qui la testimonianza di don Virgilio.
Leggi qui la testimonianza di don Arnaldo.