Nel Mediterraneo si aggira da tempo un “virus” ben più letale di quello che tanto allarme sta destando nel mondo. Il suo nome è mutevole: nazionalismo, populismo, terrorismo, fondamentalismo. Ma la radice è comune: l’odio verso l’altro, inteso spesso come un invasore e non come un fratello. Ma nello stesso Mediterraneo è arrivato, già duemila anni fa, il vaccino del Vangelo. Che continua ad essere somministrato in tutte le Chiese cristiane e ha il nome dell’amore. Amare tutti, senza escludere nessuno, perfino i nemici. Con una metafora medica si potrebbe riassumere così l’incontro “Mediterraneo frontiera di pace”, svoltosi a Bari dal 19 al 23 febbraio, su iniziativa del presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, e concluso dal Papa alla sua seconda visita in poco più di 18 mesi nel capoluogo pugliese.

Parole inequivocabili, quelle pronunciate da Francesco nei due discorsi pronunciati prima nelle Basilica di San Nicola, poi nell’omelia della Messa al centro della città. E parole di speranza quelle che si sono levate nei quattro giorni precedenti, durante i quali 58 vescovi di 20 nazioni, tutte affacciate sul Mare Nostrum, hanno potuto confrontarsi e conoscersi, per giungere infine a un documento comune che rilancia il proposito di non lasciare questa regione alla deriva di chi soffia sul fuoco dello scontro di civiltà.

Il Papa, ad esempio, ha insistito molto sulla “follia” della guerra “che orienta le risorse all’acquisto di armi e allo sforzo militare, distogliendole dalle funzioni vitali di una società, quali il sostegno alle famiglie, alla sanità e all’istruzione”. Ed è tornato a bollare "l'ipocrisia" dei governi che parlano di pace e poi commerciano in armi, di fatto alimentando il mercato bellico. Bisogna invece gestire e non subire il fenomeno migratorio, rimuoverne le cause, affinché si sia liberi di restare e liberi di partire. Occorre alzare la voce per chiedere il rispetto della libertà religiosa e la necessaria integrazione. “Non accettiamo mai - ha sottolineato - che chi cerca speranza per mare muoia senza ricevere soccorso o che chi giunge da lontano diventi vittima di sfruttamento sessuale, sia sottopagato o assoldato dalle mafie”.

Il Mediterraneo dunque deve essere un mare di incontro e non di morte. Francesco a tal proposito lo ha definito “il mare del meticciato, culturalmente sempre aperto all'incontro, al dialogo e alla reciproca inculturazione”. Così come ha definito “Bari capitale dell’unità”. Definizioni molto appropriate anche pensando all’andamento dei lavori dell’incontro promosso dalla Cei.

Il cardinale Bassetti, aprendolo, aveva subito fornito le coordinate fondamentali del confronto. “Dobbiamo dire basta a questa politica fatta sul sangue dei popoli. Dobbiamo pretendere che le controversie internazionali siano affrontate e risolte nel quadro del diritto, del bene comune e di una più forte, più funzionale e incisiva azione delle Nazioni Unite”.

A quella del porporato si sono poi aggiunte le voci degli altri partecipanti all’incontro. Il custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, ha inserito tra i segnali di speranza la Dichiarazione firmata ad Abu Dhabi da papa Francesco e dall'imam di Al Ahzar, Ahmad al-Tayyib. “Sarà studiata sia nelle scuole che nei nostri seminari”, ha annunciato. Mentre il vicepresidente della Cei, Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, ha auspicato che si realizzino progetti di formazione professionale per consentire ai giovani dell’Africa subsahariana di restare nelle loro terre e contribuire al loro sviluppo.

Ibrahim Isaac Sedrak, patriarca di Alessandria dei Copti, ha chiesto alle grandi potenze “di dire no alla corsa agli armamenti”, l’arcivescovo di Malta, Charles Scicluna, ha invitato a “trasformare la xenofobia in xenofilia, anche con una presenza pacificatrice sui media” e infine il cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece) ha chiesto alle Chiese di essere coscienza critica della Ue: “Occorre che la politica combatta le cause delle migrazioni e si impegni per la pace, la dignità umana, la libertà religiosa”.

I risultati del confronto sono stati presentati al Papa, insieme con il proposito di continuare a rivedersi per approfondire la conoscenza. L’arcivescovo Pierluigi Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato Latino di Costantinopoli ha così riassunto: “Rafforzare iniziative di conoscenza reciproca, anche agevolando gemellaggi di diocesi e parrocchie, scambio di sacerdoti, esperienze di seminaristi, forme di volontariato”.

Rotte concrete di navigazione perché il Mediterraneo venga finalmente liberato dai suoi virus letali.

Mimmo Muolo

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«La pace sia con tutti voi!...
Vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra... Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti, e il male non prevarrà! Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto, senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi andiamo avanti»
(Papa Leone XIV, 8 maggio 2025)

 

 

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La parrocchia partecipa alla Novena dei SS. Pietro e Paolo
nella Basilica di San Pietro in Vaticano

appuntamento alle 20.15 all'esterno del colonnato del Bernini
(guardando la basilica a destra)
per i controlli di sicurezza

 

 

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lunedì e martedì ore 17.00
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