Cari fratelli, care sorelle,
condivido con voi la sensazione che questo tempo che viviamo sia un lungo sabato santo, in cui, come ci raccontano i Vangeli, una tomba ha rinchiuso ogni cosa, ogni speranza, ogni senso alla vita.
A volte, perfino le cose più belle, gli affetti, i sogni, la fede, vacillano di fronte alle immagini di morte e distruzione.
Ci sembra che Gesù ci sia strappato dalle mani e dal cuore, dalle potenze oscure del mondo, dalle forze occulte del male.
Ma non solo: a volte chi ci porta via Gesù lo fa nel nome di Dio! Sommo scandalo sempre vero. Gli uomini religiosi che si mettono a concorrere con i potenti del mondo, che fanno della religione una ortodossia che esclude, che parlano di guerra. E come le donne la mattina di Pasqua, non troviamo più Gesù e non sappiamo più in cosa credere; ci sembra che una religione senza amore non sia nulla, non sia più la speranza che infonde fiducia a chi è solo, la presenza misericordiosa di Gesù che salva chiunque lo cerca con cuore sincero. E cerchiamo attorno a noi se qualcuno può indicarci dove trovarlo ancora, dove trovare parole vive che ci facciano riascoltare la sua voce, il suo perdono, la sua misericordia.
Eppure in questa notte, il cammino delle donne al sepolcro non è solo segnato da una perdita e da un vuoto. In questo silenzio abita un presagio che neppure loro sanno comprendere. Il legame con Gesù è un amore che rinasce, una vita che risorge. E mentre gli uomini disperano per i legami perduti, e mentre anche il Signore tace nel silenzio del sepolcro, il Padre è all'opera. La vita rinasce quando è interamente consegnata, l'amore che si fa dono senza riserve è più forte della morte. Io posso perdere il mio Signore, ma lui non perde me! Lui mi viene di nuovo incontro, e la fede ritrova parole che riaprono il cuore alla grazia. Quella vita consegnata, che si perde per amore mio, non mi abbandona, non mi dimentica, mi aspetta in Galilea, mi chiede di tornare a credere per le strade del mondo.
E io torno ad avere fiducia, perché la Pasqua è l’annuncio di una sorgente di grazia che rinasce e si rinnova dopo ogni morte e ogni perdita. Diventa principio di vita nuova, di rinnovata confidenza, che sgorga ancora in una umanità provata. Le prove spogliano la mia vita di ogni appoggio umano, ma in questo vuoto sgorga una parola di vita, una promessa di consolazione e di speranza.
Credere è per me ritrovare questa sorgente di vita, questo legame con Gesù che nulla potrà spezzare. Gesù rimane davanti a me, ogni giorno, come il Risorto che mi cerca e che posso sempre ritrovare.
E io posso cantare con Paolo: «Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? [...] Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 6,35-38).
Tanti auguri con il cuore
don Donato
Pasqua 2022
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