È appena terminato il pellegrinaggio a Lourdes della diocesi di Roma. Con un gruppo di parrocchiani e fedeli abbiamo condiviso pensieri, sensazioni, momenti di preghiera indimenticabili.
Via via che passavano le ore ho scritto ricordi e idee che sono parte della ricchezza di questi giorni, e spero possano servire come certezza della presenza di Maria nella nostra vita.
Molto mi è stato donato a Lourdes.
Maria e Bernadette mi hanno avvicinato al cuore puro e innocente di Gesù.
Se ci sono cose da ricordare, esse vengono dallo Spirito di Gesù in me.
Devo lasciare che l’acqua della purificazione lavi i miei vecchi modi di vedere le cose.
Molti schemi ormai logori, già sperimentati, “triti e ritriti” spero di metterli da parte.
Al ritorno mi sono sentito meno teso, meno inquieto, meno preoccupato.
È stato un bene andare tante volte a Lourdes, un bene “perdere tempo” e stare là, semplicemente.
Al ritorno ho guardato fuori dal pullman, che scorre veloce per le dolci campagne francesi, verso l’aeroporto.
Non ho progetti nuovi, non ho grandi idee nuove, non ho alcuna visione del futuro, ho solamente il desiderio di restare dentro di me vicino a quel luogo, nel quale posso udire la voce che mi dice: “figlio mio, mio amato”, e che mi dirà cosa fare, cosa dire, quando sarà il momento.
La grotta silenziosa, l’acqua della fonte, la luce delle fiaccole, la figura di Bernadette, la sua semplicità e innocenza, sono segni di speranza che mi invitano a restare sempre disponibile, pronto a ricevere da Gesù la purezza, la semplicità e l’innocenza che desidero.
Non sono solo. Gesù abita dentro di me. Con il suo amore io posso amare e dare me stesso agli altri. Con i suoi occhi io posso vedere il volto di Dio; con le sue orecchie posso udire la voce di Dio; con il suo cuore posso parlare al cuore di Dio.
So che, da solo, non posso vedere, udire o toccare Dio nel mondo. Ma Dio in me, il Cristo che vive in me, può vedere, udire e toccare Dio nel mondo, e tutto ciò che c’è di Cristo in me è totalmente mio. La sua semplicità, la sua purezza, la sua innocenza sono totalmente mie perché mi sono date affinché io le proclami come ciò che di più personale possiedo.
Tutto l’amore che c’è in me è un dono di Gesù, e tuttavia ogni gesto d’amore che sono capace di compiere sarà riconosciuto come esclusivamente mio. Questo è il paradosso della grazia. Il dono totale della grazia porta con sé il dono totale della libertà. Bernadette non ha scelto di vedere Maria, ma ha deciso liberamente di tornare a quella grotta e ha deciso da sola il suo futuro, ben determinata e convinta, senza curarsi della manipolazioni della gente.
Al ritorno a Roma mi accorgo che tutto quello che ho imparato lo sapevo già. Ma tutto quello che ho imparato è anche nuovo.
La mia sola speranza è quella di far sì che Gesù diventi più pienamente il centro della mia vita, il cuore del mio cuore.
Lui c’è sempre, ma la sua presenza è discreta, silenziosa, nascosta. E tuttavia egli è qui ora come se non ci fosse mai stato. È sempre lo stesso e mai lo stesso, sempre assente, sempre presente, sempre cercato, sempre trovato.
Questo è l’amore di Dio. Maria e Bernadette lo sapevano. A Lourdes ho potuto di nuovo percepirlo.
Maria ci richiama al luogo nel quale più desidero essere: nel cuore di Dio, che è anche il cuore del mondo. E so che tutto è già in salvo, custodito nell’abbraccio divino che abbraccia anche me.
Don Donato
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