Da dieci anni Francesco, primo Papa del suo nome, cammina «davanti e in mezzo» a noi. Ama questa immagine, il 266esimo Vescovo di Roma, e ce l’ha ripetuta spesso esortando a vivere con gioia e coinvolgimento la vita della Chiesa e delle società di cui siamo parte senza dimenticare che non siamo Dio e che la parte dei poveri – i piccoli, i deboli, i periferici, i senza potere e senza voce – è sempre la parte giusta. E in questi primi dieci anni assieme a Francesco quante prove abbiamo attraversato, e ancora ci impegnano, chiedendoci conto della speranza, e della fede e dell’amore necessari per cambiare la realtà non per arrogante supponenza, ma per rinuncia all’indifferenza e alla rassegnazione.
In questi anni, con noi e per noi, alla luce delle fede e dell’esperienza d’umanità e della ragione che sono alleate della fede, il Papa ha saputo vedere lontano e vicino: le grandi questioni dei popoli e del pianeta, che ci è «casa comune» ma è segnato da incuria e guerra, e tutte le urgenti domande esistenziali della nostra modernità: da quelle poste dalla tecnoscienza e da un’«economia che uccide» a quelle anche apparentemente minuscole di minime comunità e di singole persone.
Ci ha messi in cammino perché l’autentica dimensione missionaria e sinodale della Chiesa non è la chiusura e l’arroccamento, ma l’«uscita» da sé (e dalla debole fedeltà del “si è sempre fatto così”) e la testimonianza che tocca e attrae.
Ci ha ricordato, insistentemente, e non solo nei giorni più drammatici della pandemia di Covid, dove guardare quando il dolore si fa forte e l’assedio del male assillante: all’infinito sacrificio e all’infinita redenzione della croce di Cristo. E a tutti, pure a chi Cristo non l’ha incontrato e riconosciuto, ha rammentato che «nessuno si salva da solo» e che non c’è errore più grave del «pensare di rimanere sani in un mondo malato».
Ci ha richiamato alla saggezza di non confondere il male e il bene e di non ignorare il diabolico divisore e, insieme, a non sentenziare con pesante leggerezza sulla vita e sulla fede degli altri. E ci ha chiesto di non dimenticare mai che la misericordia del Padre abbraccia davvero tutti e, perciò, ci ha guidato a dire, evangelicamente, assieme a lui stesso, «chi sono io per giudicare?». Non perché siamo inchiodati in una notte in cui tutto è uguale, ma perché dalla notte si esce abbandonando la pretesa di porre presuntuosi limiti alla «grazia di Dio, che si presenta in modi davvero sorprendenti».
Ci ha spronato a smettere i deliri dello «scarto» e a praticare la fraternità e l’amicizia sociale in una società globale dove pochissimi hanno troppo, pochi tanto e tantissimi troppo poco; dove i poveri non possono camminare il mondo e naufragano mortalmente nei mari; dove la custodia dell’altro e della Terra «che ci precede e che ci è stata data» sembra purtroppo ai reggitori delle nazioni un lusso che non possiamo permetterci, tanto che si continuano a idolatrare una sicurezza (solo per noi) dall’orizzonte basso e insostenibile e un progresso che non è vero ed equo sviluppo.
Infine, e per principio, ci ha parlato di pace. E si è ostinato a seminarla, costruendo ponti di dialogo o continuando a progettarli con chiunque sia disposto ad aprire mente, cuore e braccia o anche solo, realisticamente, minimi spiragli: dal Grande Imam di al-Azhar al Governo cinese, dalla straziata Colombia ai persino più straziati Congo e Sud Sudan, dai leader delle democrazie occidentali al presidente russo. Senza distogliere neanche per un momento sguardo e sollecitudini dalla guerra in Ucraina e dalle sofferenze delle genti che la subiscono e, insieme, a tutte le altre guerre e sofferenze a cominciare dalle tragedie di Yemen e Siria. C’è da disarmare la storia, e c’è da farlo proprio adesso.
I verbi usati sinora sono stati al passato, prossimo, ma passato. Viene naturale farlo, ed è anche giusto quando si considera un importante tratto di strada percorso e si intende dire grazie a colui che ha dato direzione e ritmo al cammino. Ma il modo migliore per dire grazie a papa Francesco è ricominciare, subito, ad accogliere e coniugare quei verbi al presente e al futuro. Un grande e fraterno lavoro da continuare: sotto gli occhi di Dio, in questo mondo.
Marco Tarquinio
tratto da www.avvenire.it
Foto
-
Editoriale
Il coraggio di visitare l’alba
Cari fratelli e sorelle, una cosa è certa: La nostra fede non nasce da un concetto filosofico, da una dottrina magari alta e sublime, né ancor meno da una ideologia; nasce invece da un fatto preciso, raccontato da coloro che ne sono stati testimoni e che noi continuiamo a trasmettere. Non si tratta di favole o di utopie che alla fine si trasformano in ideologie pericolose. Si tratta di un fatto...
-
Famiglia di famiglie
Nel cuore del silenzio - 33
Sei entrato in chiesa perché vuoi pregare. Fermati e trova il tempo per riposarti e riprendere speranza con questa preghiera. Ogni settimana un testo diverso di autori di varie tradizioni per...
-
Costruire il Futuro
L’Avvento, il tempo dell’attesa
Domenica prossima, 3 dicembre, inizia il nuovo anno liturgico nonché il tempo di Avvento. Un tempo «nel quale la Chiesa vive la sua dimensione di attesa, totalmente orientata a Colui che verrà...
Evento |
|
Avvisi della Settimana |
qui il video completo della liturgia e l'omelia di Papa Francesco qui per vedere e ordinare le foto
|
-
Attualità
Dal deserto alla libertà
Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio del Santo Padre Francesco per la Quaresima 2024 sul tema “Attraverso il deserto Dio ci guida alla libertà”: Messaggio del Santo Padre Attraverso il...
-
Disagi e risorse
Le città parallele
È stato presentato lunedì 13 novembre il Rapporto sulla povertà 2023 della collana «Un punto di vista» della Caritas di Roma. Il volume, 180 pagine ricche di infografiche e tabelle, documenta le...
-
Vita di quartiere
Visita al Casale San Pio V
Sabato 14 ottobre, nell’ambito della Festa della Madonna del Riposo, grazie all’iniziativa promossa dalla Parrocchia San Pio V e dalla Università degli Studi Link, un gruppo di fedeli ha fatto...
-
Vangelo della Domenica
Dal balcone del futuro
(Gv 15,26-27;16,12-15) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza...