Cari fratelli e sorelle,

una cosa è certa: La nostra fede non nasce da un concetto filosofico, da una dottrina magari alta e sublime, né ancor meno da una ideologia; nasce invece da un fatto preciso, raccontato da coloro che ne sono stati testimoni e che noi continuiamo a trasmettere.

Non si tratta di favole o di utopie che alla fine si trasformano in ideologie pericolose. Si tratta di un fatto che permette di rileggere in positivo l’intera storia umana. Un fatto che si trasforma in esperienza di vita, vissuta da ogni credente e comunicata agli altri.

E come ci viene raccontato questo fatto?

Il Vangelo di Marco, che leggiamo quest’anno nella notte di Pasqua, dice «di buon mattino» le donne vanno al sepolcro. Ma perché uscire dal sonno per visitare un giorno che è già morto, chiuso in una tomba? E poi, aggiunge il Vangelo, la domanda più difficile: «chi ci rotolerà via la pietra dal sepolcro?»

Perché sicuramente, ogni giorno e ogni vita conoscono l’intralcio di una pietra pesante come un macigno che si frappone ai nostri buoni desideri, che rende difficile ogni incontro. Meglio aspettare, che ci sia più gente, che forse tutti insieme... in ogni caso alzarsi presto per un’opera impossibile è davvero un atto di grande coraggio.

O un atto di amore e di indomita speranza. Credo proprio che sia così: ti alzi presto per incontrare qual­cuno che ami; e queste donne amavano così tanto Gesù che non potevano dormire senza aver onorato fino in fondo, anche solo il corpo di colui che aveva cambiato la loro vita. L’amore, la passione per chi ci sta a cuore, sono capaci di grandi risvegli. Ogni inizio come questo è attraversato da un presagio di speranza, dall’attesa dell’impossibile, tenuta viva dalle promesse ricevute. Ogni giorno posso alzarmi presto solo se forte è l’aspet­tativa verso chi mi viene incontro, anche se ancora sconosciuto. Alzarsi è il primo modo per sperare.

La Pasqua inizia così: uomini e soprattutto donne che conoscono il coraggio di vi­sitare l’alba.

Ci sono tante persone che sono ca­paci di scorgere le prime luci dell’alba, i germi di bene, le promettenti novità che Dio sparge nel mondo. A volte siamo capaci di cogliere tutte le tonalità della sera - la fatica, le contraddizioni del giorno, i suoi dubbi e le sue incertezze – e abbiamo un bisogno immenso dell’aria fresca di chi crede e vede i bagliori del giorno che comincia, del bene che inizia, della vita che ancora nasce. I discepoli stessi, poi, saranno increduli ai racconti delle donne, ma quelle notizie inattese che vengono loro dall’alba, mettono nel loro cuore un po’ di inquietudine e stupo­re, quasi già un’attesa, e li dispongono alla visita che nel giorno il Risorto farà loro.

Dovremmo ringraziare per tutte le persone, uomini e donne capaci di rialzarsi dopo che la fatica e la morte le ha visitate e ha ferito il loro cuore; dopo che la vita ha deluso con tutte le sue ingiustizie. Ci sono persone che si alzano ancora, che si rialzano ogni giorno, e avrebbero buone ragioni per arrendersi a quello che è accaduto. E invece sono ancora lì, ogni mattina. Ad andare incontro al giorno che viene, ad amare, a cercare ancora segni di vita, a sperare contro ogni speranza.

Sono soprattutto le donne dell’alba, le donne della risurrezione, del primo annuncio. Sono le donne senza le quali la Chiesa non potrebbe essere custode della buona notizia dell’amore che risorge, sono donne che tengono viva la speranza per tutti: sono quelle che dovremmo tutti ogni giorno ascoltare di più, e non solo come mancia per tenerle in silenzio, perché attraverso loro ci parla ancora il Signore risorto.

Tanti auguri di buona Pasqua con il cuore!

Don Donato

 Pasqua 2024

 

 

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