Sei entrato in chiesa perché vuoi pregare. Fermati e trova il tempo per riposarti e riprendere speranza con questa preghiera. Ogni settimana un testo diverso di autori di varie tradizioni per aiutarti a ritrovare il gusto della preghiera silenziosa. Perché, diceva Sant’Agostino: «nutre l’anima solo ciò che la rallegra».
Regina caeli, laetare, alleluia.
Quia quem meruisti portare, alleluia.
Resurrexit, sicut dixit, alleluia.
Ora pro nobis Deum, alleluia.
Regina del cielo, rallegrati, alleluia:
Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia,
È risorto, come aveva promesso, alleluia.
Prega il Signore per noi, alleluia.
(antifona liturgia latina)
Iniziamo il mese di maggio con il Regina Coeli, una delle quattro antifone mariane, insieme alla “Salve Regina”, “Ave Regina Caelorum” e all'”Alma Redemptoris Mater”. È un’antifona, una frase, o un versetto, che viene recitata e talvolta cantata soprattutto in gregoriano durante una celebrazione liturgica dell’Ufficio delle Letture, o della Messa e dedicata alla Madre di Dio. Viene cantata al termine della “Compieta”, la preghiera della liturgia delle Ore, e recitata alla fine della giornata. Quest’antifona è nota fin dal lontano Medioevo, c’è chi sostiene che sia nata nel 590, ma la troviamo scritta in un antico codice vaticano del 1180. Il testo, entrato nel Breviario Romano nel 1568, dal 1742, papa Benedetto XIV (1740-1758) stabilisce che il Regina Coeli venga cantata o recitata nel tempo pasquale, dalla Domenica di Resurrezione fino al giorno di Pentecoste, in sostituzione dell'”Angelus Domini”.
La sua composizione, si fa risalire al X o XII secolo, ma l’autore è sconosciuto, anche se gli studiosi indicano papa Gregorio V (996-999) che l’avrebbe scritta nel 999, mentre sarà Pio V (1556-1572) nel 1568 a riproporla nel Breviario romano riformato per volere del concilio di Trento (1545-1563); altri indicano i frati minori francescani, come i primi a recitarlo dopo la Compieta.
C’è da aggiungere, che una vecchia tradizione, racconta che Papa Gregorio Magno (590-604), lo stesso pontefice che ampliò la musica sacra con l’introduzione del canto che da lui prese il nome di “gregoriano”, una mattina di Pasqua in Roma, udì degli angeli cantare i primi tre versi del Regina Coeli.
La melodia attuale risalirebbe al XII secolo, ma solamente nel XVII secolo venne rese più popolare e più semplice. E gli stessi pontefici nel corso degli anni, affacciandosi la domenica a mezzogiorno dalla finestra più famosa del mondo, hanno recitato o cantato, quest’antica e devota preghiera mariana, a cui fa seguito al benedizione ai tanti pellegrini e fedeli che affollano piazza S. Pietro, nel periodo pasquale.
L’antifona Regina Coeli è un riconoscimento alla Vergine Maria, che ha sempre creduto, a differenza degli apostoli, dei discepoli di Emmaus, nella Resurrezione del Figlio, la madre non ha mai dubitato.
Dante Alighieri (1265-1321) nel XXIII canto del Paradiso, nei versi 121-129, descrive il coro dei diletti che si rivolgono alla Madonna con le parole del Regina Coeli: “… E come fantolin che ‘nver’ la mamma / tende le braccia, poi che ‘latte prese, / per animo che ‘nfin di fuor s’infiamma; / ciascun di quei candori in su stese / con la sua cima, sì che l’alto affetto / ch’elli avieno a Maria mi fu palese. / Indi rimaser lì nel mio cospetto, / Regina Coeli cantando sì dolce, / che mai da me non si partì ‘l diletto…”.
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