
Sei entrato in chiesa perché vuoi pregare. Fermati e trova il tempo per riposarti e riprendere speranza con questa preghiera. Ogni settimana un testo diverso di autori di varie tradizioni per aiutarti a ritrovare il gusto della preghiera silenziosa. Perché, diceva Sant’Agostino: «nutre l’anima solo ciò che la rallegra».
Vorrei donare agli altri tutto quello che mi hai dato
Signore, tu conosci il mio cuore, tu sai che il mio unico desiderio è di donare agli altri tutto quello che mi hai dato.
Che i miei sentimenti e le mie parole, i miei svaghi e il mio lavoro, le mie azioni e i miei pensieri, i miei successi e le mie difficoltà, la mia vita e la mia morte, la mia salute e le mie infermità, tutto ciò che sono e tutto quel che vivo, che tutto sia loro, che tutto sia per loro, perché tu stesso non hai disdegnato di prodigarti in loro favore.
Insegnami dunque, Signore, sotto l’ispirazione del tuo Spirito, a consolare coloro che sono afflitti, a ridare coraggio a quelli che non ne hanno a sufficienza, a rialzare quelli che cadono, a sentirmi debole con i deboli, e a farmi tutto a tutti.
Metti sulle mie labbra parole rette e giuste, affinché cresciamo tutti nella fede, nella speranza e nell’amore, nella purezza e nell’umiltà, nella pazienza e nell’obbedienza, nel fervore dello spirito e del cuore.
Donami la luce e le competenze di cui ho bisogno. Aiutami a sostenere i timidi e i timorosi e a venire in aiuto a tutti coloro che sono deboli.
Fa’ che sappia adattarmi a ciascuno dei miei fratelli, al suo carattere, alle sue disposizioni, alle sue capacità come ai suoi limiti, secondo tempi e luoghi, come tu giudicherai bene che sia, Signore.
AELREDO DI RIEVAULX
(1109-1167)
Aelredo di Rievaulx è nato ad Hexham nel 1109 e spentosi a Rievaulx (Valleridente) nel 1167, è uno dei più grandi autori ecclesiastici inglesi. Egli riassume in un breve trattato ciò che la Scrittura e l'esperienza umana insegnano sull'amicizia. Aelredo abbandonò la corte di Scozia per la vita religiosa. Nelle sue opere, lo Speculum charitatis e il De spirituali amicitia, svolge alcuni temi cari a Sant'Agostino. Nel De spirituali amicitia il rapporto fra amici (costituisce una realtà di cui Cristo stesso è il centro e il fine, in una straordinaria esperienza spirituale che non ignora il lato umano del sentimento. Per la sua profondità e per la ricchezza affettiva alcuni autori hanno paragonato Aelredo a San Bernardo.
La preghiera citata è presa dalla sua opera più famosa: De spirituali amicitia.

Sei entrato in chiesa perché vuoi pregare. Fermati e trova il tempo per riposarti e riprendere speranza con questa preghiera. Ogni settimana un testo diverso di autori di varie tradizioni per aiutarti a ritrovare il gusto della preghiera silenziosa. Perché, diceva Sant’Agostino: «nutre l’anima solo ciò che la rallegra».
Insegnami a cercarti
Insegnami a cercarti, e mostrati a me che ti cerco. Io non posso cercarti se tu non mi insegni, né trovarti se tu non ti mostri. Che io ti cerchi desiderandoti, che ti desideri cercandoti, che ti trovi amandoti, e che ti ami trovandoti. Io ti riconosco, Signore, e ti ringrazio di aver creato in me questa tua immagine affinché di te sia memore, ti pensi e ti ami; ma essa è così consunta dal logorio dei vizi, così offuscata dal cumulo dei peccati, che non può fare quello per cui fu fatta, se tu non la rinnovi e non la ricostituisci. Non tento, o Signore, di penetrare la tua altezza perché non paragono affatto ad essa il mio intelletto, ma desidero in qualche modo di intendere la tua volontà, che il mio cuore crede ed ama. Né cerco di intendere per credere; ma credo per intendere. E anche per questo credo: che se prima non crederò, non potrò intendere.
(Anselmo d’Aosta, Proslogion, I,1)
Sant'Anselmo d'Aosta, noto anche come Anselmo di Canterbury, è stato un eminente filosofo e teologo dell'XI secolo, la cui eredità pervade ancora oggi nel mondo della filosofia e della teologia cristiana. Nato nel 1033 o 1034 ad Aosta, in Italia, la sua vita è un esempio di dedizione alla ricerca di Dio attraverso la fede, la ragione e l'amore.
È divenuto noto per i suoi contributi alla filosofia e alla teologia, specialmente per il suo ruolo di difensore dell'esistenza di Dio attraverso l'argomento ontologico. Questo argomento si basa sulla premessa che Dio sia il "massimo essere pensabile" e quindi deve esistere non solo nelle menti umane, ma anche nella realtà.
Oltre alla sua argomentazione ontologica, Sant'Anselmo è stato un pioniere nella riflessione sul rapporto tra fede e ragione. Nel suo lavoro "Proslogion", ha cercato di dimostrare l'esistenza di Dio attraverso il ragionamento filosofico, unendo la ricerca razionale con la fede religiosa. Questo sforzo riflette il suo impegno a trovare un terreno comune tra l'approccio razionale e quello spirituale alla conoscenza.
Nel 1093, Sant'Anselmo è stato nominato arcivescovo di Canterbury, una posizione di grande importanza nella Chiesa inglese. Durante il suo mandato, ha cercato di riformare la Chiesa e risolvere dispute con le autorità secolari. Il suo impegno per la riforma ecclesiastica e la sua guida spirituale hanno lasciato un'impronta duratura nella storia della Chiesa inglese.
Una delle espressioni più iconiche della spiritualità di Sant'Anselmo è la preghiera che abbiamo riportato. Questa preghiera riflette profondamente la connessione tra fede, ragione e amore nella ricerca di Dio. Sant'Anselmo inizia chiedendo a Dio di insegnargli a cercarlo e di manifestarsi a lui. Questo riconosce umilmente che la ricerca di Dio richiede una guida divina, un approccio che incarna l'umiltà intellettuale e spirituale.
L'aspetto di ricerca è ulteriormente enfatizzato nel desiderio di Sant'Anselmo di cercare Dio con un ardente desiderio e di essere trovato da Dio attraverso un amore profondo. Qui, la relazione reciproca tra l'individuo e Dio è messa in evidenza, rafforzando il concetto di una comunione profonda nel cammino spirituale.
Sant'Anselmo d'Aosta è stato proclamato dottore della Chiesa nel 1720 per la sua profonda erudizione e i suoi contributi sia alla teologia che alla filosofia. La sua preghiera e i suoi scritti continuano a ispirare pensatori, teologi e ricercatori in tutto il mondo.

Sei entrato in chiesa perché vuoi pregare. Fermati e trova il tempo per riposarti e riprendere speranza con questa preghiera. Ogni settimana un testo diverso di autori di varie tradizioni per aiutarti a ritrovare il gusto della preghiera silenziosa. Perché, diceva Sant’Agostino: «nutre l’anima solo ciò che la rallegra».
Veglia su di me
Signore, Dio onnipotente, accogli con dolcezza colui che ti ha riempito di amarezza.
Accosta la tua luce al mio volto oscuro.
Gloria, bontà, misericordia, cancella la mia vergogna, togli il mio peso.
Traccia una croce - il tuo Nome, la tua firma - sulla finestra della mia dimora.
Col tuo braccio disteso proteggi il luogo del mio riposo.
Conserva puro il soffio che hai posto nel mio corpo.
Donami un riposo dolce al cuore di questa profonda notte,
nel nome di Colei che ti ha messo al mondo - la più santa fra le madri –
e nel nome di tutti i beati.
Purifica il mio sguardo, donagli dolcezza e trasparenza,
avvolgimi completamente con la tua speranza,
perché non offra alcun appiglio ai tormenti della vita
e non sia vittima delle potenze del sogno.
Veglia, veglia su di me, perché strappato nuovamente al sonno
io sia rinnovato alle sorgenti della tua gioia e possa far sgorgare verso te la mia preghiera.
Poiché, nei secoli dei secoli, è a te solo che rendono gloria tutte le creature.
GREGORIO DI NAREK
dalla Dodicesima preghiera.
Gregorio di Narek (951 – 1003) è stato un poeta, monaco cristiano, teologo e filosofo mistico armeno. È venerato come santo dalla Chiesa apostolica armena e dalla Chiesa cattolica; quest'ultima gli ha attribuito il titolo di dottore della Chiesa.
Gregorio di Narek nacque in una famiglia di scrittori. Suo padre, Khosrov, fu un arcivescovo. Avendo perso sua madre molto presto, fu educato da suo cugino, Anania di Narek, fondatore della scuola e del villaggio. Visse gran parte della sua vita nei monasteri di Narek (nella Grande Armenia, attualmente in Turchia) dove insegnava presso la scuola monastica. Fu uno dei più importanti poeti della storia della letteratura armena.
La Chiesa cattolica lo ricorda il 27 febbraio.
Il 21 febbraio 2015 papa Francesco ha confermato la sentenza affermativa della sessione plenaria dei cardinali e vescovi, membri della Congregazione delle cause dei santi, annunciando il prossimo conferimento del titolo di dottore della Chiesa a san Gregorio; la proclamazione a dottore della Chiesa è avvenuta con apposita lettera apostolica di papa Francesco il 12 aprile 2015, e annunciata solennemente lo stesso giorno durante la celebrazione nella Basilica di San Pietro in occasione del centenario del genocidio degli armeni. Gregorio è il 36° Dottore della Chiesa proclamato dalla Chiesa cattolica.
Lo stesso papa il 25 gennaio 2021 ne ha istituito la memoria facoltativa per tutta la Chiesa universale, fissandola al 27 febbraio.
Il suo Libro di preghiere, da cui è tratta quella che abbiamo trascritta, è uno dei massimi capolavori della letteratura cristiana.

Sei entrato in chiesa perché vuoi pregare. Fermati e trova il tempo per riposarti e riprendere speranza con questa preghiera. Ogni settimana un testo diverso di autori di varie tradizioni per aiutarti a ritrovare il gusto della preghiera silenziosa. Perché, diceva Sant’Agostino: «nutre l’anima solo ciò che la rallegra».
Con la semplicità e l’amore
Liberami, Signore, dalla pigrizia che si agita, sotto la maschera del fare,
e della mollezza che compie ciò che non è stato richiesto,
per riuscire a eludere un sacrificio!
Ma donami l’umiltà nella quale soltanto è il riposo,
e liberami dall’orgoglio che è il fardello più pesante.
Penetra tutto il mio cuore, tutta la mia anima, con la semplicità dell’amore.
THOMAS MERTON
Thomas Merton è stato un monaco cattolico, scrittore, poeta e teologo statunitense, nato il 31 gennaio 1915 a Prades, Francia, e deceduto il 10 dicembre 1968 a Bangkok, Thailandia. La sua vita è stata segnata da una profonda ricerca spirituale e intellettuale.
Nato come nome di battesimo "John Paul Merton", cambiò il suo nome in "Thomas" quando entrò nell'ordine dei Trappisti nel 1941, prendendo i voti religiosi alla Gethsemani Abbey nel Kentucky, USA. La sua conversione al cattolicesimo avvenne nel 1938, dopo un periodo di esplorazione filosofica e religiosa.
Nel corso della sua vita monastica, Merton si dedicò allo studio della spiritualità, della mistica e della contemplazione, diventando uno dei più influenti scrittori spirituali del XX secolo. Le sue opere trattano di temi come la ricerca di Dio, la vita contemplativa, il dialogo interreligioso e la critica sociale.
Uno dei suoi libri più famosi è "The Seven Storey Mountain" (La montagna delle sette balze), pubblicato nel 1948, un'autobiografia che descrive la sua esperienza di conversione e il percorso verso la vita monastica.
Merton fu un promotore del dialogo ecumenico e interreligioso, sperimentando una profonda connessione con altre tradizioni spirituali, in particolare con il buddhismo. I suoi scritti sulla pace, la giustizia sociale e la nonviolenza furono altamente influenti nel movimento per i diritti civili degli anni '60.
Il 10 dicembre 1968, a causa di un incidente elettrico, Merton morì improvvisamente durante un viaggio in Asia, mentre partecipava a una conferenza interreligiosa a Bangkok, Thailandia. Nonostante la sua morte prematura, il suo impatto nella spiritualità e nel dialogo interreligioso continua a essere ampiamente riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo.
Questa preghiera di Thomas Merton è un potente appello per essere liberati da trappole interiori che possono ostacolare la crescita spirituale e la vera connessione con se stessi e con Dio.
Nella sua preghiera, Merton riconosce il pericolo della pigrizia che si nasconde dietro un'attività frenetica e superficiale, e della mollezza che evade il sacrificio necessario per crescere e affrontare le sfide della vita. Queste sono distrazioni che possono impediscono il raggiungimento di una vita autentica e significativa.
Poi, Merton esprime il desiderio di ricevere l'umiltà, che è la virtù che consente di accettare le proprie limitazioni e dipendenza da Dio, portando così il vero riposo dell'anima. L'umiltà ci ricorda che non siamo padroni delle nostre vite, ma parte di qualcosa di più grande.
Infine, Merton fa un appello per essere liberati dall'orgoglio, che è visto come un fardello pesante. L'orgoglio, infatti, può portare a un senso di superiorità, all'egoismo e all'alienazione dagli altri e da Dio.
La preghiera culmina con una richiesta di essere completamente pervasi dalla semplicità dell'amore. L'amore è il cuore della spiritualità di Merton, e per lui, è solo nell'amore disinteressato e nella compassione che possiamo trovare vera pienezza e realizzazione.
Questa preghiera di Merton è un richiamo potente a cercare la vera autenticità, umiltà e amore nel cammino spirituale, rinunciando alle illusioni del mondo superficiale e centrando l'attenzione sull'essenziale e sulle relazioni profonde con Dio e con gli altri.
Dialoghi con il Silenzio. San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2002, p.109

Sei entrato in chiesa perché vuoi pregare. Fermati e trova il tempo per riposarti e riprendere speranza con questa preghiera. Ogni settimana un testo diverso di autori di varie tradizioni per aiutarti a ritrovare il gusto della preghiera silenziosa. Perché, diceva Sant’Agostino: «nutre l’anima solo ciò che la rallegra».
Che io non disperi mai
Tu che sei al di sopra di noi, tu che sei uno di noi,
Tu che sei anche in noi, che tutti ti vedano, anche in me,
che io ti prepari la strada, che io possa render grazie per tutto ciò che mi accadrà.
Che io non dimentichi i bisogni degli altri.
Conservami nel tuo amore come vuoi che tutti dimorino nel mio.
Possa tutto il mio essere volgersi a tua gloria e possa io non disperare mai.
Perché io sono sotto la tua mano, e in te è ogni forza e bontà.
Donami un cuore puro - che io possa vederti,
e un cuore umile - che io possa sentirti,
e un cuore amante - che io possa servirti,
e un cuore di fede - che io possa dimorare in te.
DAG HAMMARSKJÒLD
Nel 1961 muore in un incidente aereo a Ndola, in Congo, Dag Hammarskjöld, statista e testimone del Vangelo. Ultimo di quattro figli, Dag era nato nel 1905 a Jönköping, in Svezia. Figlio d'arte, dopo brillanti studi iniziò a servire il proprio paese dapprima come amministratore e poi come politico. Il 7 aprile del 1953 fu eletto alla carica di Segretario generale delle Nazioni Unite, responsabilità che gli venne confermata allo scadere del mandato nel 1958. Hammarskjöld morì nel corso di una missione per risolvere la crisi congolese. Nello stesso anno gli venne attribuito il premio Nobel per la pace, alla memoria. Alla sua morte emerse il sorprendente itinerario interiore che aveva silenziosamente accompagnato il suo intenso viaggiare esteriore. Hammarskjöld fu infatti uomo di tutti, come gli imponeva la sua funzione pubblica, ma con un cuore indiviso e teso al dialogo con il Signore. Egli seppe riempire l'inevitabile solitudine di chi ha grandi responsabilità nei confronti degli altri con la compagnia dell'unica voce capace di dare un senso, giorno dopo giorno, alla missione ricevuta. Il suo diario, pubblicato postumo, una sorta di «libro bianco con se stesso e con Dio», rivela al lettore una profonda fede e un raro slancio mistico, vissuti nell'intimità del cuore e senza ostentazioni, nella costante convinzione che la vita sia un procedere in modo risoluto da una traccia all'altra di un sentiero di montagna; e sostando presso ciascuna di esse l'uomo non può che dire: «Al passato: grazie al futuro: sì!».
Il Diario, da cui è stata presa questa preghiera, è stato tradotto in italiano: Dag Hammarskjold, Tracce di cammino, Qiqajon, Comunità di Bose, 2006.
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